Tutto comincia a Berlino nel 1958. Un uomo è seduto in poltrona in un cupo appartamento del secondo piano. Fuori nevica. Una radio trasmette ininterrottamente notizie sulla situazione politica della nazione. In strada, dei bambini hanno fatto un pupazzo di neve e lo guardano estasiati.
C'è anche un uomo che li guarda con occhi di ghiaccio, fumando, chiuso nel suo paltò e nella sua auto parcheggiata in strada. È lì da più di un'ora.
Ogni tanto alza lo sguardo a quell'appartamento al secondo piano, getta fuori dal finestrino un altro mozzicone di sigaretta e accarezza un anello a forma di teschio che infila poi all'anulare sinistro.
L'uomo nell'appartamento si lascia distrarre da una foto e una medaglia. I suoi ricordi vanno alla Germania nazista di pochi anni prima, all'Ucraina e alla guerra con l'URSS, a una missione suicida, all'immagine di una donna e di una bambina. La mente si lascia trascinare da momenti, frammenti di male che, riflessi negli occhi azzurro ghiaccio dell'uomo seduto in macchina, sono ancora parte del suo presente. La storia narrata da Petriglia è complessa, è un intreccio di storie nella Storia, di eventi e personaggi che lasciano il lettore senza fiato, fatto di momenti, attimi, episodi della Storia apparentemente lontani tra loro, ma legati da un solo, unico fil rouge: il Male.
Il Male perpetrato dall'uomo su quanto lo circonda e sugli altri uomini, il Male che è dentro ognuno di noi, finanche il Male mitologico, testimonianza di un tormento oscuro, di inquietudine e sete di potere che poi si traducono nei piccoli e grandi eventi che fanno la Storia.