Il variegato substrato di interessi che prospera intorno al mondo dell'arte, a volte basato su suggestioni attentamente studiate e pianificate altre volte basate sul nulla, ma fatte passare come inevitabile e persino scontato dato di fatto, è ciò che determina agli occhi della gente l'attenzione verso un artista. Succede da sempre, le mode effimere hanno spesso cambiato il valore del giudizio della gente. Questo è possibile per l'innata tendenza dell'uomo a uniformarsi al pensiero comune e all'apparenza formale in voga al momento, specialmente se trainati da eventi o mostre ben in evidenza sui media. Equivale a dire, posso anche capire poco, ma mi adeguo e voglio essere partecipe, anzi più è lunga l'attesa e la fila per entrare a celebrare uno di questi riti comuni, più mi convinco di avere assolto a un mio personale (alto) dovere socio/culturale. Ciò non interessa solo il mondo dell'arte moderna in cui queste suggestioni sono sostanza, ma persino i Maestri del Rinascimento, in particolare il più grande e chiacchierato Leonardo da Vinci, il cui giudizio artistico, nonostante sia periodicamente esaltato, è ancora oggi determinato da una vaga e superficiale visione vecchia di secoli. Svecchiare una concezione artistica che invece è avanti anni luce anche rispetto i più visionari creativi contemporanei e che richiederà ancora molto tempo per essere compresa e valorizzata, è lo scopo a cui tendiamo. Quello che vedremo, attraverso un metodo di indagine inedito e non convenzionale, svela in ultima analisi, come Leonardo filtra la realtà, molto diversa da quella percepita. Ciò consente di leggere i lavori del genio vinciano finalmente attraverso quella che definisce " la (sua) scienza della pittura", il solo strumento attraverso cui attingere informazioni direttamente di sua mano, oltre la visione apparente utile ad appagare i canoni convenzionali imposti, allora dal committente, ora dall'ignaro osservatore.