Nel 1947 Raymond Queneau pubblicava per l'editore Gallimard. Il libro sarebbe stato tradotto in italiano da Umberto Eco nel 1983. Il principio è semplice: prendere una storia semplice, banale, e raccontarla in cento altri modi, usando stili diversi, giocando con le parole, imponendosi a volte dei limiti e uscendo qualche altra volta dal seminato. Che avrebbe fatto Queneau se si fosse trovato a scrivere la propria storia su Twitter? Questo è il punto di partenza dell'autore dei , che reinterpreta il classico con il filtro degli strumenti del ventunesimo secolo. Si legge la storia in stile rap, di una televendite, di social network come LinkedIn o nei termini della fisica quantistica. Nieddu torna anche indietro, e immagina come avrebbero raccontato l'episodio un futurista, Proust, Gadda, Wilcock, o il Furio di . Un divertissement in piena regola, che non manca di rispetto a Queneau perché proprio l'autore francese aveva lasciato l'opera aperta a integrazioni ed ampliamenti. Un testo veloce, che si legge e si rilegge volentieri, da cima a fondo o meglio piluccando qua e là.